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Basta! Parlamento pulito

mercoledì 26 dicembre 2007

25 dicembre... ei fu...


Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
Senigallia al nunzio sta,

Muta pensando all'ultima
Ora dell'organizzazion fatale;
Né sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua festosa polvere
A calpestar verrà.

Lei folgorante in solio
Vide la mia sbornia e tacque;
Quando, con vece assidua,
Cadde, risorse e giacque,
Di mille bute al sònito
Mista la sua non ha:

Vergin di servo encomio
E di codardo oltraggio,
Sorge or commosso al sùbito
Sparir di tanto raggio;
E scioglie all'urna un cantico
Che forse non morrà.

Da Marzocca alle Piramidi,
Da Scap'zan a Marotta,
Di quel securo il fulmine
Tenea dietro alla botta;
Scoppiò da Valencia ai bagni,
Dall'uno all'altro mar.

Fu vera gloria? Ai posteri
L'ardua sentenza: nui
Chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
Del creator suo spirito
Più vasta orma stampar.

La baldanzosa e trepida
Gioia d'un gran disegno,
L'ansia d'un cor che indocile
Serve, pensando al regno;
E il giunge, e tiene un premio
Ch'era follia sperar;

Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il bordello,
La danza e la vittoria,
La pizzaria e il gaio ostello;
Mille volte nella sabbia,
Mille volte a far ballar.

Ei si nomò: due locali,
L'un contro l'altro armato,
Sommessi a lui si volsero,
Come aspettando il fato;
Ei fè barista, e musico
S'assise in mezzo a lor.

E sparve, e i dì nell'ozio
Aprì in sì breve sponda,
Segno d'immensa ingordigia
E di avidità profonda,
D'inestinguibil odio
E d'indomato amor.

Come sul capo al naufrago
L'onda s'avvolve e pesa,
L'onda su cui del misero,
Alta pur dianzi e tesa,
Scorrea la vista a scernere
Prode remote invan;

Tal su quell'alma il cumulo
Delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
Narrar se stesso imprese,
E sull'eterne pagine
Cadde la stanca man!

Oh quante volte, al tacito
Morir d'un giorno inerte,
Chinati i rai fulminei,
Le braccia al sen conserte,
Stette, e dei dì che furono
L'assalse il sovvenir!

E ripensò le mobili
Tende, e i percorsi banchi,
E il lampo de' manipoli,
E l'onda dei gran balli,
E il concitato imperio
E il celere ubriacar.

Ahi! Forse a tanto strazio
Cadde lo spirto anelo,
E disperò; ma valida
Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;

E l'avviò, pei floridi
Sentier della speranza,
Ai campi eterni, al premio
Che i desideri avanza,
Dov'è silenzio e tenebre
La gloria che passò.

Bella Immortal! Benefica
Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
Ché più superba altezza
Al disonor della Finanza
Giammai non si chinò.

Tu dalle stanche ceneri
Sperdi ogni ria parola:
Il Dio che atterra e suscita,
Che affanna e che consola,
Sulla deserta coltrice
Accanto a lui posò.

1 commento:

lucacecco ha detto...

vi ricordo sempre di essere solidali...

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